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Visualizza articoli per tag: MARCELLO BARBATO

Il ms. 215 della Biblioteca Classense di Ravenna contiene un ricettario medico-farmaceutico della fine del Quattrocento che mescola la lingua dell’autore catalano con il latino e l’italiano. Si tratta probabilmente di un caso di commutazione diacronica per conservazione, perché il plurilinguismo si produce nell’atto della trasmissione, e perché le parti in italiano sono il riflesso di uno stadio testuale precedente. Il testo inoltre si rivela non solo plurilingue ma anche dialogico, perché gli enunciati non sono ricondotti a un unico centro enunciativo.

Ms. 215 of the Biblioteca Classense in Ravenna contains a pharmaceutical recipe book from the late 15th century that mixes the language of the Catalan author with Latin and Italian. This is probably a case of commutazione diacronica per conservazione, because the code switching arose in the act of transmission, and because the parts in Italian are a reflection of an earlier textual stage. The text turns out to be not only plurilingual but also dialogical, because the utterances are not anchored to a single enunciative center.

Pubblicato in XLVII 2023 - 1
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Nella sua Chronica de sex aetatibus (814 ca.), Claudio di Torino riprende il tema topico per cui a un’unica lingua corrispondono diverse gentes. Nell’esempio, ispirato alla realtà contemporanea, la lingua è il latino e le gentes «Franci, Galli, Itali, qui et Romani, Langobardi, Hispani, Afri, Astures atque Vascones». In questa nota si cerca di capire che cosa si celi dietro questi etnonimi. L’impressione è che le diverse nazioni del mondo culturale latino siano identificate per lo più sulla base di criteri politico-territoriali, ma che in qualche caso anche l’elemento linguistico giochi un ruolo. Le parole di Claudio potrebbero essere dunque la prima descrizione, o almeno la prima delimitazione, dell’area linguistica romanza.

In his Chronica de sex aetatibus (c. 814), Claudius of Turin repeats the topos that a single lingua corresponds to different gentes. In the example, inspired by contemporary reality, the lingua is Latin and the gentes «Franci, Galli, Itali, qui et Romani, Langobardi, Hispani, Afri, Astures atque Vascones». In this note, an attempt is made to understand what lies behind these ethnonyms. The impression is that the different nations of the Latin cultural world are mostly identified on the basis of politico-territorial criteria, but that in some cases the linguistic factor also plays a role. Claudius’ words could thus be the first description, or at least the first delimitation, of the Romance linguistic area.

Pubblicato in XLVII 2023 - 1
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Partendo dal quadro storico-culturale della presenza catalana a Napoli tra XIV e XV secolo, si studia l’influenza del catalano sulla scripta napoletana in tre tipologie testuali del sec. XV (le scritture napoletane di parlanti catalani, le traduzioni dal catalano e le scritture ufficiali); si individuano e discutono i catalanismi lessicali nei testi napoletani quattrocenteschi.

Starting from the cultural-historical framework of the Catalan presence in Naples between the 14th and 15th centuries, the influence of Catalan on Neapolitan scripta in three textual typologies of the 15th century is studied: Neapolitan texts of Catalan speakers, translations of Catalan works and official texts; lexical Catalanisms in 15th-century Neapolitan texts are identified and analysed.

Pubblicato in XXIV 2000 - 3
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Si precisa l’analisi linguistica di alcuni frammenti duecenteschi in volgare contenuti nel ms. 449 della Biblioteca municipale di Laon, studiati da G. Brunetti e P. Morpurgo (in MR, XXIII 1999, pp. 247-76), il cui autore potrebbe essere un magister Agnellus Baraballus, presente in un documento gaetano del 1277. I tratti linguistici denotano una veste mediana anziché alto-meridionale, come ci si sarebbe aspettati. Se non sono dovuti all’interferenza di elementi settentrionali nel processo di copia, questi tratti potrebbero indicare che il tipo linguistico dell’area cassinese, abruzzese e marchigiana era anticamente proprio anche dell’area costiera del Lazio meridionale.

The linguistic traits of some thirteenth-century fragments in vernacular contained in ms. 449 of the Laon Municipal Library, studied by G. Brunetti and P. Morpurgo (in MR, XXIII 1999, pp. 247-76), whose author could be a magister Agnellus Baraballus, present in a Gaetano document of 1277, are judged to be Median rather than Upper-Southern, as one would have expected. If they are not due to the interference of northern elements in the copying process, these traits could indicate that the Cassinese, Abruzzese and Marchigiano linguistic type was also characteristic of southern Latium coastal area dialects in ancient times.

Pubblicato in XXIV 2000 - 1
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In appendice allo studio linguistico (vedi fasc. I, pp. 122-50), si fornisce l’edizione del prologo e del libro VIII, dall’incunabolo del 1476.

As an appendix to the linguistic study (see fasc. I, pp. 122-50), the edition of the prologue and book VIII from the 1476 incunabulum is provided.

Pubblicato in XXV 2001 - 3
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Studio linguistico del prologo e dell’VIII libro del volgarizzamento toscano della Naturalis Historia, sulla base del confronto tra l’incunabolo veneziano (Jenson 1476) e il manoscritto escorialense finora non considerato (h I 3), che mostra di dipendere anch’esso da una (precedente) iniziativa dell’autore.

Linguistic study of the prologue and the 8th book of the Tuscan translation of the Naturalis Historia, based on a comparison of the Venetian incunabulum (Jenson 1476) and the hitherto unconsidered Escorialense manuscript (h I 3), which depends on an (earlier) initiative of the author.

Pubblicato in XXV 2001 - 1
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Attraverso vari esempi, si cerca di mostrare come documentazione e ricostruzione possano cooperare per comprendere meglio la fonologia del latino tardo e delle lingue romanze medievali. La linea di ricerca che si propone 1) accoglie anziché rinnegare l’atout della linguistica romanza, ossia il fatto che la lingua madre sia attestata; 2) mira a ricostruire il missing link tra latino e romanzo mediante un movimento convergente, contemporaneamente prospettico e retrospettivo; 3) passa dal paradigma neogrammaticale a quello della fonologia diacronica, dalla ricostruzione di singole basi a quella di interi subsistemi; 4) caldeggia uno studio dei testi antichi che non rinunci alla loro dimensione vocale.

The paper aims to show, through various examples, how written records and linguistic reconstruction could join forces to yield a better understanding of the phonology of late Latin and old Romance languages. The proposed line of research: 1) does not disavow, but rather builds on, the privileged position of Romance languages, which have a documented ancestor; 2) seeks to reconstruct the missing link between Latin and Romance through a convergent movement, both prospective and retrospective; 3) replaces the neogrammarian paradigm with that of diachronic phonology, and rather than reconstructing individual features deals with whole subsystems; and 4) supports an analysis of old texts without disregarding their vocal dimension.

Pubblicato in XLVI 2022 - 1
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