Premessa [da MR, XXXI (2007), pp. 3-5]
Anche se la nostra rivista ha superato i trentatré anni, non vogliamo avviarne alcuna celebrazione. I nostri lettori hanno seguito il nostro lavoro, e la loro fedeltà denota, speriamo, una qualche soddisfazione; del resto, questa testata ha ormai un posto di rilievo nell’apprezzamento anche internazionale. I pochi mutamenti intervenuti hanno riguardato o l’irreparabile perdita di due dei fondatori (d’Arco Silvio Avalle e Gianfranco Folena), o l'integrazione di due direttori (Claudio Ciociola e Mario Mancini), o il passaggio da uno ad altro editore, avvenuto due volte. In sostanza, pur con le sostituzioni indicate, la rivista è stata continuativamente guidata dal direttivo che la fondò nel 1974.
A partire da questo numero, la Direzione “storica” è affiancata da un Comitato di Direzione, composto da Stefano Asperti, Carlo Beretta, Eugenio Burgio, Lino Leonardi, Salvatore Luongo, Laura Minervini. Lino Leonardi assume la funzione di Direttore responsabile, succedendo a Alberto Varvaro. La Redazione, privata di Salvatore Luongo per il suo passaggio al Comitato di Direzione, si sposta a Firenze, e sarà composta da Marcello Barbato, M. Sofia Lannutti, Giuseppe Marrani, Giovanni Palumbo, Fabio Zinelli.
Questo riassestamento è dovuto in complesso al mutamento d’interessi, di mansioni e di orientamento operativo di alcuni tra i direttori, ma in particolare alla richiesta, da parte di Alberto Varvaro, di essere alleggerito della conduzione della rivista, che ormai gravava sostanzialmente sulle sue spalle. Così, si è chiesto a Lino Leonardi, che stava progettando con alcuni colleghi una nuova rivista di filologia romanza, di entrare in «Medioevo Romanzo» e fornire l’apporto di nuove competenze e di forze più giovani.
«Medioevo Romanzo» non intende mutare l’impianto originario, espresso nella premessa al primo fascicolo del 1974. Rimane dunque la delimitazione geografica (la Romània) e cronologica (il Medioevo, sino, approssimativamente, al 1492); l’interesse per le proposte teoriche, purché funzionali alla ricerca di base; l’attenzione alla storia della disciplina. Restano al centro l’analisi dei testi (anzitutto quella linguistica) e l’ecdotica, in un quadro storico e comparatistico in cui dominano ovviamente i contatti greco-romanzi, germano-romanzi, arabo-romanzi.
Nella premessa al primo fascicolo si constatavano due fenomeni di diverso segno: «da un lato il rigoglio attuale della filologia romanza in Italia (entro i limiti medievalistici della sua primitiva definizione), dall’altro la progressiva sparizione della disciplina all’estero». Ora le cose vanno molto peggio. All’estero, le poche isole di filologia romanza vengono progressivamente eliminate (in Spagna, anche ufficialmente). Da noi la disciplina è ancora vitale, e produce ottimi laureati e dottori; ma sopravvive a fatica nel clima complessivo, sfavorevole alla ricerca pura, alle discipline orientate sulla storia, alle specializzazioni non immediatamente fruibili. Le nostre ricerche sono perciò anche una battaglia, perché una delle discipline che hanno caratterizzato la cultura degli ultimi decenni, e in cui il nostro paese ha raggiunto livelli tra i più eccellenti, non debba essere sacrificata alle mode e all’appiattimento internazionale.
La vecchia Direzione esprime la sua gratitudine ad Alberto Varvaro, per l’impegno gravoso che a lungo si è accollato, e augura buono e proficuo lavoro al Comitato di Direzione e al nuovo Direttore responsabile. Ringrazia infine l’editore, che dal volume XX pubblica con cura e, diciamo pure, con passione la nostra rivista, consapevole della sua funzione culturale. Speriamo che «Medioevo Romanzo», senza bisogno di mutamenti drastici, avrà da oggi una salutare impennata.
La Direzione
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Alla fine del 2005 alcuni di noi avevano maturato il progetto di dar vita a una nuova rivista di filologia romanza. Ci muoveva l'esigenza di avere un luogo dove fosse possibile, più di quanto già non avvenga, e al di là di ogni appartenenza di scuola, discutere di singole questioni e dei fondamenti della disciplina, confrontarsi con le diverse prospettive che la animano anche fuori d'Italia, e dar conto criticamente della principale produzione nazionale e internazionale.
La proposta di Alberto Varvaro e Cesare Segre, fatta propria da tutta la Direzione di «Medioevo Romanzo», di non avviare una nuova testata, ma di affiancarli invece nella conduzione della loro rivista – che per molti di noi era la rivista dei maestri –, è stato un onore e insieme un impegno al quale non abbiamo potuto né voluto sottrarci, anche perché «Medioevo Romanzo» ci pare la sede più adatta per tentar di dare risposta a quelle esigenze.
Nella sostanziale continuità che caratterizza questo passaggio, si propongono a partire dal presente fascicolo alcune novità d'impostazione. La cadenza passa da quadrimestrale a semestrale, per un immutato numero di pagine annuali, in modo da consentire maggiori possibilità di articolazione all’interno di ciascun fascicolo, e di meglio promuovere così l'approfondimento del dibattito, a livello nazionale e internazionale. Il settore principale, dedicato agli articoli, potrà prevedere nuclei monografici, che affrontino singoli temi di particolare interesse metodologico, con la partecipazione di studiosi italiani e stranieri; un secondo settore, più specifico, sarà destinato a ospitare discussioni in merito a volumi recenti, ma anche interventi brevi o notizie di lavori in corso; un terzo settore infine sarà occupato dalle recensioni, ripensate secondo un modello che assicuri una campionatura sintetica ma significativa, da un punto di vista critico, di quanto si va facendo in Italia e all'estero.
Il Comitato di Direzione