Premessa [da MR, I (1974), pp. 3-4]
«Medioevo romanzo» intende occuparsi delle lingue e letterature romanze nel periodo che va dalla disgregazione del latino all'Umanesimo (tenuto conto dello sfasamento temporale della sua affermazione nei vari paesi).
La delimitazione cronologica è tanto netta, quanto ampio il ventaglio di ricerche che intendiamo affrontare nella rivista: studi di carattere linguistico (che riguardino il periodo fissato, e con preferenza per quelli basati su testi e documenti), edizioni critiche, contributi storici ed eruditi, analisi letterarie. Grande apertura anche metodologica: se la grammatica storica, lo studio delle fonti, le tecniche ecdotiche costituiscono una somma di esperienze ancora utilissime, anzi basilari, si deve d'altra parte guardare con interesse a qualunque nuovo procedimento descrittivo o interpretativo venga offerto dai più recenti indirizzi di studio. Ed è appunto nel senso derla continuità e dello sviluppo che pubblicheremo volentieri contributi sulla storia della filologia romanza, e discussioni di carattere teorico.
I confini cronologici saranno oltrepassati (con ampliamento, insieme, anche di quelli geografici: dalla Romània nuova, anche oltre Oceano, alla Romania) per la trattazione di temi tipicamente medievali sopravvissuti o ripresi in quelle regioni periferiche rispetto all'originario centro di diffusione. E nemmeno saranno trascurati i contatti germano-romanzi, greco-romanzi, arabo-romanzi ecc. (sempreché pertinenti al medioevo), o la fortuna di elementi linguistici e culturali romanzi nelle regioni limitrofe. Necessariamente costante il riferimento alla dialettica latino-volgare.
La fermezza con cui delimitiamo il nostro àmbito di ricerca sarebbe sufficientemente giustificata da un'analisi delle riviste italiane: mentre, secondo una tendenza presto riscontratasi in Francia e in Spagna, la filologia nazionale (compresa la storia della lingua) fruisce ormai di sufficienti organi di stampa, e le singole letterature romanze moderne hanno quasi tutte delle riviste specializzate, le riviste di filologia romanza sono poche e, rappresentando singoli istituti, possono solo per cortesia dei direttori ospitare talora contributi delle altre scuole universitarie; esistono, è vero, riviste di medievalistica, ma orientate piuttosto verso la storia e la storia delle idee, o verso la tradizione dei testi latini.
Siamo stati però spinti soprattutto dalla constatazione di due fenomeni di diverso segno: da un lato il rigoglio attuale della filologia romanza in Italia (entro i limiti medievalistici della sua primitiva definizione), dall'altro la progressiva sparizione della disciplina all'estero: prima per scissione dello studio delle lingue da quello delle letterature, poi per ulteriore separazione di ogni lingua e letteratura. La concomitanza dei due fenomeni sembra suggerire una diagnosi verisimile: là dove si è mantenuta, almeno nell'insegnamento, la limitazione, in senso orizzontale, al millennio circa (non è poco) che va dalla trasformazione del latino in dialetti romanzi, poi in lingue, alla civiltà letteraria romanza che l'Umanesimo avrebbe scalzata o trasformata, si è potuto continuare a dominare l'assieme delle lingue e letterature romanze. Dove invece la filologia romanza veniva estesa sino ai testi contemporanei, la specializzazione è stata una necessaria misura di difesa contro il dilettantismo. La specializzazione più ovvia, quella in senso verticale, cioè per singole letterature, era anche motivata dal prevalente interesse per l'epoca moderna, naturale in paesi di lingua non romanza, ove meno attrae lo studio di un passato altrui.
L 'esperienza italiana è risultata positiva dal punto di vista scientifico: basti ricordare in che numero e con che perizia testi anche illustri francesi, provenzali, spagnoli, portoghesi sono stati editi criticamente e commentati al di qua delle Alpi. Essa è positiva anche dal punto di vista didattico. Studenti di italiano, di francese, di spagnolo, di portoghese, trovano nello studio del medioevo romanzo e latino (anzi, intrecciato di volgare romanzo e di latino) la matrice comune di generi letterari e di forme metriche, di miti e di temi, nonché, e soprattutto, delle lingue che poi Umanesimo e Rinascimento portarono al massimo della dignità e dello splendore. Inoltre, la necessità in cui lo studio dei documenti e dei monumenti medievali pone lo studioso, di ricorrere ad analisi linguistiche e paleografiche, alla critica testuale e alla critica letteraria, alla comparazione e all'ermeneutica, fornisce modelli di approccio multilaterale ai testi, trasferibili poi su terreni meno avvezzi a inchieste così intensive. Non per nulla la filologia romanza, almeno tra noi, è stata il vivaio da cui sono usciti molti dei più audaci operatori critici e linguistici.
Convinti come siamo della necessità di comprendere il passato per vivere nell'oggi, abbiamo scelto a oggetto di studio un segmento di passato abbastanza compatto, e decisivo per gli sviluppi successivi della società e della cultura. Ci soffermeremo su di esso con il massimo sforzo di comprensione, ma attenti ai problemi e ai suggerimenti del pensiero contemporaneo. Ogni definizione di fatti umani non può essere che differenziale: se gli stimoli dell'oggi potranno aiutarci a comprendere un mondo lontano, questo mondo ci aiuterà, forse, a essere più consapevoli oggi.