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Come dimostra un particolare passaggio della pastorella L’autrier jost’una sebissa (BdT 293,30, 78-83), la rima in -ura assume un ruolo semantico di rilievo all’interno del canzoniere di Marcabruno, tutto imperniato sulla contrapposizione tra la mezura-drechura e la folatura-frachura. A partire dalla lezione marcabruniana, l’articolo si incentra sull’uso di rimanti con tale terminazione in corrispondenza di temi ‘demarcatori’, anche nei poeti più tardi. Lo sviluppo della rima in esame e il suo ritorno, mediante ripresa di rimanti rari e peculiari (come ad esempio peintura e escura), rivela dunque un qualche valore intertestuale, descrivendo un panorama più ampio dove anche testi e poeti di generazioni differenti possono essere messi a confronto mediante espedienti semantico-formali.
As shown by the pastorella L’autrier jost’una sebissa (BdT 293,30, 78-83), the rhyme -ura assumes an important semantic role within the Marcabru’s poetry, all centered on the opposition between the two poles mezura-drechura and folatura-frachura. This article shows how later poets make use of this ending to demarcate some peculiar themes. The development of the rhyme under examination can therefore be investigated in its intertextual value; its return (for example through the resumption of rare and peculiar word rhymes such as peintura and escura) could finally describe a situation where even texts and poets of different generations can be compared by means of semantic-formal expedients.