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XXXVII 2013 - 2

GIUSEPPE MARRANI, Un nuovo commento alle 'Rime' di Dante Alighieri [415-31]

 

L’edizione commentata delle Rime di Dante Alighieri apparsa nel primo volume delle Opere de «I Meridiani» Mondadori per le cure di Claudio Giunta (2011) si segnala per ricchezza di informazione e novità di approccio esegetico. Grava però sull’inquadramento generale delle rime l’imposizione di una preconcetta e rinnovata considerazione del quadro storico-letterario fra Medioevo e modernità: fra un’epoca cioè più recente in cui la lirica sarebbe per intero devota alla conchiusa vita intima del poeta e al contempo eventualmente aperta a culti giochi polisemici e allusivi, e l’età delle origini in cui la poesia con stabili codificazioni retoriche non esprimerebbe alla fine che il suo vivo radicamento nella contingenza. La conseguente deprivazione del commento di ogni indagine di ordine intertestuale ha per contraltare una spesso illuminante collocazione di ciascuna lirica entro il coevo panorama letterario mediolatino e romanzo. Ma dimidiato risulta alla fine il ritratto del Dante lirico, e pesa sfavorevolmente la rinuncia, a partire dalla scelta dell’ordinamento dei testi, alle prospettive esegetiche aperte dalla nuova illustrazione che della storia della tradizione ha dato Domenico De Robertis in sede di Edizione Nazionale (2002).

 

The new commented edition of Dante’s Rime issued in 2011 by Claudio Giunta («I Meridiani» Mondadori) is remarkably rich in information and highly innovative in its exegetical approach. But Giunta’s biased claim that medieval lyric is deeply rooted in the contingent to the exclusion of any other significance implies an absolute neglect of the rich traditional heritage of intertextual studies, thus producing a new questionable image of Dante as a lyrical poet. Dante’s individual poems are reinterpreted in a new and often brilliant way according to the literary genres they belong to, but the overall portrait of the poet they offer is quite lifeless. Furthermore, Giunta’s new comment leaves unexploited most of the hints and clues offered by the specific history of the tradition of Dante’s texts of the kind Domenico De Robertis has recently given in his National Edition (2002).

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