La metrica è uno strumento potente per l’individuazione di errori congiuntivi, ma non senza qualche cautela, perché l’errore può essere d’autore (un es. da Carducci), o può essere prospettabile l’ipotesi della poligenesi (un es. da Marcabruno). Molto più delicato è l’uso per la critica del testo dei fatti di metrica in cui non è propriamente violata una norma, ma che pertengono piuttosto alla stilistica; a questi è dedicato l’articolo, che discute tre questioni: (1) forme rare del décasyllabe o dell’endecasillabo possono permettere di scegliere la lezione migliore (un es. da Cercamon), o suggerire emendamenti (un es. da Giacomo da Lentini), o inducono a dubitare di un’attribuzione (un es. da Giraut de Borneil); così anche può essere usata in una discussione attributiva (2) la rima identica, in quanto tratto di versificazione trascurata, com’è avvenuto a proposito dell’attribuzione del Fiore; delle scelte editoriali relative alla rima identica nei trovatori si discute su esempi di Pons de Chapduoil e di Folchetto di Marsiglia. Infine, (3) il passaggio improvviso dall’uso facoltativo (anche se prevalente) all’uso obbligatorio della rima leonina maschile dal v. 4058 al v. 4059 del Roman de la Rose (ed. Langlois) può essere considerato un argomento a favore della doppia paternità del romanzo, contro recenti proposte di riconoscerne l’unico autore in Jean de Meun.
The author argues that, though metrics can be a powerful help in the detection of ‘common errors’ in textual criticism, there are some limitations as in case of authorial errors (an example from Carducci is discussed) or possible polygenesis (example from Marcabru). The use of stylistic non-faulty metric features in textual criticism is then discussed highlighting three situations: (1) Rare patterns of the décasyllabe or of the endecasillabo may allow to select the best reading (example from Cercamon) or suggest emendations (example from Giacomo da Lentini), or even shed doubts on the attribution of a poem (example from Giraut de Borneil). (2) Doubts on authorship may also arise in the presence of traits of coarse versification such as identical rhymes (example from Il Fiore). Some cases of editorial policy concerning such rhymes are discussed (examples from Pons de Chapdoil and Folquet de Marselha). (3) Finally, it is suggested that the sudden shift in the use of the rime léonine (masculine) from optional (but prevailing) to obligatory from line 4058 to line 4059 of the Roman de la Rose (ed. Langlois) can be taken as en evidence of double authorship, against recent arguments in favour of Jean de Meun being the author of the whole text.