L’articolo è una risposta al review-article di E. Burgio relativo a due libri recentemente pubblicati dall’Autore (MR, XXXIII 2009, pp. 170-83). Viene ribadita la tesi di una sostanziale e ininterrotta continuità della cultura europea dalla sua preistoria alle prime attestazioni scritte, insistendo sul carattere elitario delle fonti a nostra disposizione e su un’idea di tradizione intesa come relazione esistente, da un punto di vista mnemonico e cognitivo, tra immagini e parole che non hanno smesso di stabilire relazioni o di produrre relazioni. L’A. prende anche nettamente le distanze dall’idea, ribadita da Burgio, di una caratterizzazione formale della tradizione romanza, riproponendo un’idea di analisi delle culture che arrivi a mettere in secondo piano le questioni formali, e auspicando una trasformazione della filologia in un’“etnofilologia” epistemologicamente consapevole e al passo coi tempi.
This paper is an answer to a review article written by E. Burgio (MR, XXXIII 2009, pp. 170-83) about two recently published books by the A. The thesis of a significant and uninterrupted continuity of European culture from prehistory is reaffirmed, insisting on the fact that written sources studied by romance philologists have to be considered and studied bearing in mind their nature of documents produced by intellectual elites, and considering tradition as a living relationship existing, from a mnemonic and cognitive viewpoint, between images and words which ceaselessly interrelate and produce interrelations. The A. clearly distances himself from the idea, restated by Burgio, that textual forms represent essential features of romance tradition, and proposes a model of cultural analysis able to put forms aside, in an epistemologically renewed perspective where philology becomes an “ethnophilology” that keeps up with the times.