Da molti decenni il ms. Trivulziano 1080 (= Triv), di area linguistica fiorentina e datato 1337, è considerato come la soluzione più appropriata al problema della veste linguistica della Commedia. Riallacciandosi ai lavori di classificazione della tradizione manoscritta dantesca avviati in équipe negli ultimi anni, l’articolo discute il diverso grado di fedeltà con cui le edizioni Petrocchi e Lanza si attengono a Triv. Infine, preso atto delle frequenti divergenze di Triv rispetto alla verosimile lezione dell’archetipo, dei settentrionalismi insinuatisi nella tradizione toscana e dei soprendenti fiorentinismi serbati dall’Urbinate lat. 366 (= Urb) e da altri testimoni transappeninici, si suggerisce la possibilità di soluzioni diverse, fondate appunto sulla migliore tradizione settentrionale.
Since many years it is a common opinion to look at the manuscript Trivulziano 1080 (= Triv), written in the linguistic area of Florence in 1337, as the better solution to the major problem of the accidentals in Dante’s Commedia. Keeping in mind the first outcomes of the recent classification of Dante’s manuscripts, the paper analyzes the different degrees of linguistic accuracy in the treatment of Triv shown in the editions by Petrocchi and Lanza. Taking into account 1. the great deal of variants featured by Triv in comparison with the most likely archetypal lesson, 2. the northern tracts present in the Tuscan tradition and 3. the surprising florentinisms of manuscript Urbinate lat. 366 (= Urb) and of other witnesses written in Emilia Romagna or in Veneto, the author suggests a different solution, based on the best Northern tradition.