Medioevo Romanzo
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XLIII 2019 - 2

FEDERICO DI SANTO, Rima e musica nella poesia romanza delle origini: l’‘acort’ fra ‘motz’ e ‘son’ [286-328]

 

La struttura musicale delle melodie dei trovatori non sembra mostrare alcun rapporto sistematico con lo schema di rime dei testi che esse intonano. Questa constatazione, mai messa in dubbio benché contraddica il De vulgari eloquentia, non tiene però conto dell’alterazione dovuta a una fase di trasmissione orale. È invece possibile dimostrare che l’assai elevata densità di varianti orali ha alterato – piuttosto uniformemente sull’intero repertorio – non solo il profilo melodico dei singoli motivi, ma anche la struttura fraseologica delle melodie. Molto spesso, tuttavia, lo schema melodico originario può essere ricostruito, rivelando una chiara corrispondenza con lo schema di rime che era stata solo celata dall’alterazione. Ciò porta a una radicale ridefinizione della tecnica trobadorica come una tecnica unitariamente metrico-melodica: lo schema di rime era in origine la traccia nel testo delle ripetizioni melodiche, con un’evidente finalità mnemotecnica. Da ciò derivano conseguenze di grande rilievo tanto per la filologia romanza che per la musicologia medievale.


The musical form of the Troubadour melodies does not seem to show any regular match with the rhyme scheme of the poems they set to music. This observation, never questioned although it contradicts the De vulgari eloquentia, does not take into account the alteration due to a period of oral transmission. Yet, it can be proved that the very high density of oral variants has altered (rather uniformly over the whole repertoire) not only the melodic contour of the single motives, but also the phrase structure of the melodies. Very often, however, the original melodic scheme can be reconstructed, revealing a clear correspondence with the rhyme scheme which was simply concealed by the alteration. This leads to a radical revision of the troubadour technique as a unitary metrical-melodic technique: the rhyme scheme was originally the trace in the text of melodic repetitions, with an evidently mnemonic purpose. Such a reappraisal has very significant consequences for both Romance philology and medieval musicology.

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