Il “bene comune”, valore centrale nella realtà comunale basso-medievale italiana che nel corso del Trecento assume una connotazione persino sacrale, viene considerato un'entità del tutto positiva anche nei trattati di Domenico Cavalca. Un passo dell'Esposizione del Simbolo degli apostoli, però, mette in guardia dal mostrare un amore eccessivo verso il concetto etico-politico in questione, annoverando un tale comportamento tra le cause dell'idolatria. L'analisi dettagliata del brano dimostra che l'uso peggiorativo del termine si innesta in un rifacimento innovativo del modello del De Fide di Guglielmo Peraldo, mettendo così in evidenza l'originalità del volgarizzatore pisano: il divieto di non elevare gli uomini, seppur valorosi, ad onori divini viene esteso dal Cavalca agli intellettuali comunali, visto che la loro venerazione, suscitata da un'attività esclusivamente etico-temporale, rischia di perdere di vista la dimensione spirituale-eterna della vita umana e, quindi, il Sommo Bene, Dio
The bene comune represents a central value in the Italian medieval communes, in the Late Middle Ages; during the 14th century, it also gets a sacral meaning. As well the treatises by Domenico Cavalca consider the bene comune to be a completely positive entity. However, a section of the Esposizione del Simbolo degli apostoli advises not to put an excessive love upon this ethical-political concept, as that would equate to idolatry. A detailed analysis of this section shows that the pejorative use of the bene comune concept is taking place within an innovative reworking of the model by Guglielmo Peraldo's De Fide. The following character features the originality of the Pisan volgarizzatore: preventing from warship men, despite their value, gets extended to communal intellectuals. In fact, the afore mentioned veneration, that is provoked by an exclusively ethical-temporal activity, creates the risk of losing the human life spiritual-eternal dimension as well as the Summum Bonum, God.